Pubblicati i nuovi Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il supporto di ANPAL servizi spa, quali strumento di conoscenza delle caratteristiche specifiche di ciascuna delle 16 comunità più numerose in Italia (albanese, bengalese, cinese, ecuadoriana, egiziana, filippina, indiana, marocchina, moldava, nigeriana, pakistana, peruviana, senegalese, srilankese, tunisina, ucraina). Nei Rapporti vengono descritte e discusse diverse dimensioni dei processi di integrazione, tra le quali la partecipazione al mercato del lavoro, l’accesso al welfare, la partecipazione sindacale, l’inclusione finanziaria.
ei 3.714.136 cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al primo gennaio 2017, circa il 40% proviene da quattro Paesi (Marocco, Albania, Cina e Ucraina); il 21,9% è rappresentato da minori.
I dati mostrano, innanzitutto, una riduzione e trasformazione dei flussi di ingresso in Italia. Si riduce il numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati (dai quasi 600.000 del 2010 agli attuali 226.934); cresce l’incidenza dei permessi per ricongiungimento familiare (dal 30% del 2010 all’attuale 45%) e di quelli legati alla richiesta di una forma di protezione internazionale (dal 7,5% al 34,3%).
Al contempo si evidenzia il radicamento sul territorio delle comunità caratterizzate da una lunga storia migratoria: continua a crescere l’incidenza dei titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo (60,7%, era pari al 52% nel 2012), soprattutto in comunità quali l’ecuadoriana, la tunisina, l’albanese, la moldava, l’ucraina, la marocchina.
Rispetto al mercato del lavoro, restano cruciali i temi della concentrazione settoriale e della disoccupazione femminile. Nel primo caso si rileva come, per alcune comunità, i lavoratori siano occupati prevalentemente in comparti specifici, come l’industria (pakistani, indiani), l’edilizia (albanesi), il commercio (cinesi e senegalesi), i servizi pubblici, sociali e alla persona (ucraini, filippini). Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 19% per i cittadini non comunitari complessivamente considerati, ma tale valore risulta molto basso in alcune comunità (cinese: 2,5%, filippina: 7%) e molto alto in altre (egiziana: 68%, tunisina: 42,8%, bengalese: 40,1%).
(Fonte: integrazionemigranti.gov.it)
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