164 milioni i lavoratori migranti nel mondo

Se vengono attuate le giuste politiche, la migrazione di manodopera può aiutare i paesi a rispondere ai cambiamenti nella domanda e offerta di lavoro, stimolare l'innovazione e lo sviluppo sostenibile e trasferire e aggiornare le competenze. È questo il quadro che emerge dalla seconda edizione del  Global Estimates on International Migrant Workers, che copre il periodo tra il 2013 e il 2017.

Il Rapporto fornisce stime globali e regionali, suddivise per gruppo di reddito, sesso ed età. Descrive anche i dati, le fonti e la metodologia utilizzata, nonché i relativi limiti.

Dal rapporto emerge come la maggior parte dei lavoratori migranti (96 milioni) siano uomini, mentre le lavoratrici migranti sono 68 milioni.

«Nonostante la crescita negli ultimi decenni del numero di donne che migrano autonomamente in cerca di occupazione, la discriminazione di cui spesso sono vittime a causa del loro sesso e nazionalità influisce negativamente sulle loro opportunità di lavoro nei paesi di destinazione rispetto ai lavoratori migranti di sesso maschile», ha detto Manuela Tomei, Direttrice del Dipartimento sulle Condizioni di Lavoro e sull'Uguaglianza dell'OIL. "Quasi l'87 per cento dei lavoratori migranti è in età lavorativa compresa tra i 25 e i 64 anni. Questo indica che alcuni paesi di origine stanno perdendo il segmento più produttivo della loro forza lavoro».

Tendenze regionali

Il rapporto fornisce un quadro completo sulla base dell'incidenza delle migrazioni a livello regionale e tra le categorie reddituali dei lavoratori migranti.

Dei 164 milioni di lavoratori migranti nel mondo, circa 111,2 milioni (o il 67,9 per cento) vivono in paesi ad alto reddito, 30,5 milioni (o il 18,6 per cento) nei paesi con reddito medio-alto, 16,6 milioni (o il 10,1 per cento) nei paesi a reddito medio-basso e 5,6 milioni ( 3,4 per cento) in paesi a basso reddito.

I lavoratori migranti costituiscono il 18,5 per cento della forza lavoro dei paesi ad alto reddito, ma solo dall'1,4 al 2,2 per cento di quella dei paesi a basso reddito. Dal 2013 al 2017, la concentrazione dei lavoratori migranti nei paesi ad alto reddito è scesa dal 74,7 al 67,9 per cento, mentre la loro proporzione nei paesi a reddito medio-alto è aumentata. Ciò potrebbe essere attribuito allo sviluppo economico di quest'ultimo gruppo di paesi.

Quasi il 61 per cento dei lavoratori migranti si trova in tre sub-regioni: il 23 per cento in America del Nord, 23,9 per cento in Europa del Nord, del sud ed occidentale e il 13,9 per cento nei Paesi arabi. Altre regioni che ospitano un gran numero di lavoratori migranti — oltre il 5 per cento — comprendono l'Europa orientale, l'Africa sub-sahariana, l'Asia sud-orientale e il Pacifico, e l'Asia centrale e occidentale. Al contrario, l'Africa settentrionale ospita meno dell'uno per cento dei lavoratori migranti.

Statistiche più dettagliate

Gli autori del rapporto evidenziano inoltre l'importanza di raccogliere dati statistici più completi ed armonizzati sulle migrazioni, sia a livello nazionale che regionale e globale. L'OIL intende produrre le stime globali sui lavoratori migranti internazionali con regolarità, al fine di informare meglio i processi decisionali e contribuire all'attuazione del Patto Mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

A questo proposito, la 20ª Conferenza internazionale degli statistici del lavoro  ha recentemente approvato degli orientamenti specifici su come migliorare la misurazione delle migrazioni internazionali del lavoro nel mondo.

(Fonte: ILO)

 

 In allegato il Rapporto completo