Per 10 mesi, nove ragazzi migranti provenienti da Ghana, Togo, Burkina Faso e Senegal sono stati inseriti in cinque aziende agricole biologiche di Cerignola, in Puglia, nell'ambito del progetto "In campo! Senza caporale", avviato nel 2008 dalla Onlus Terra! con l'obiettivo di costruire una filiera di produzione giusta, pulita e trasparente.
Yusuf, Guebre, Mounir, Abdoulaye, Ibrahim, Paap, Hussein, Matthew e Mamadou grazie a delle borse lavoro sono usciti dai ghetti e dalle case di fortuna nelle quali vivevano e sono stati inseriti in un processo di formazione e lavoro. Alla fine del percorso è nato ASSAY, un pestato di cime di rapa e broccoletti.
Il nome nasce da un errore di scrittura di Guebre, uno dei lavoratori: voleva scrivere assai, molto, è uscito assay, in inglese "assaggio". Da quel momento tutto è diventato assay: si lavora assay, si studia assay… e anche il pestato è stato battezzato così.
Una iniziativa che mostra la possibilità di un modo diverso di produrre, per partecipare allo sviluppo di una filiera trasparente e giusta che si basa sul rispetto delle persone, del territorio e dell'ambiente.
«ASSAY è il prodotto di uno straordinario percorso che mette al centro i diritti delle persone e l'agricoltura ecologica, nel tentativo di proporre soluzioni alla condizione di sfruttamento che affligge la produzione di cibo nel nostro Paese» spiega Fabio Ciconte, direttore dell'associazione Terra!. «Per sostenere concretamente il Made in Italy bisogna partire da chi, a monte di tutta la filiera, viene impiegato nella raccolta dei prodotti troppo spesso senza diritti e senza tutele. Il caporalato non sarà sconfitto fino a quando non troveremo il modo, istituzioni e società civile, di lavorare su scala nazionale a modelli di produzione e distribuzione capaci di garantire il rispetto dei diritti umani e sociali a tutti i livelli della catena produttiva».
(Fonte: integrazionemigranti.gov.it)