Alla fine del 2015 il Calatino Sud–Simeto si presenta come una “nave senza nocchiero in gran tempesta” e la politica sembra avere assunto l’atteggiamento del “re nudo”!
Abbiamo i comuni di Mineo, Mirabella Imbaccari e San Cono senza consiglio comunale; a Caltagirone e Grammichele sono stati sfiduciati i rispettivi sindaci; a Castel di Iudica, a Mazzarrone, Scordia e Vizzini, i primi cittadini non godono più del sostegno della maggioranza dei consiglieri comunali.
Emerge un quadro di assoluta debolezza delle istituzioni locali che faticano a garantire persino l’ordinaria amministrazione, non esistono più politiche d’area ed è stata archiviata ogni iniziativa capace di promuovere il Calatino quale “sistema territorio”.
Per la verità nel 2016 non esisterà più neanche il territorio per come l’avevamo conosciuto, dato che nel frattempo è cambiata la geografia istituzionale con l’adesione del comune di Licodia Eubea nella ex provincia regionale, oggi ibero consorzio, di Ragusa.
Sul piano socio–economico la situazione è davvero triste, perché l’anno appena trascorso ci lascia in eredità i pesanti danni atmosferici subiti - lo scorso 9 settembre - dagli agrumeti della piana di Grammichele, Mineo e Palagonia, i primi licenziamenti al CARA di Mineo, la frustrazione dei lavoratori forestali che in tanti casi non hanno completato neanche le giornate previste dalle loro rispettive fasce di garanzia occupazionale, nonché qualche timore sulla riapertura della principale industria di trasformazione agroalimentare del territorio che è l’Ortogel.
Inoltre, la stessa politica che ha prodotto ogni sforzo per demolire il “sistema dell’accoglienza”, costruito nel territorio dei 15 comuni di quello che fu il comprensorio del Calatino Sud–Simeto, purtroppo non ha saputo offrire una diversa prospettiva di crescita socio–culturale e di sviluppo economico!
Nelle prossime ore raccoglieremo un aggiornamento sui dati dell’andamento demografico del comprensorio, ma voglio raccontarvi che entrando nella chiesa di “S. Pietro e Paolo” a Mineo, ho trovato nel consueto foglio parrocchiale, redatto dal parroco, Don Santo Cammisuli, il conteggio delle nascite e delle morti, registrando una netta prevalenza di quest’ultime!
Secondo voi, questo fenomeno, in quanti comuni del comprensorio si ripropone negli stessi termini? E se alla prevalenza della mortalità della popolazione aggiungiamo anche la ripresa del fenomeno migratorio, soprattutto dei giovani, quale futuro potrà avere il nostro territorio?
A proposito di giovani, l’unica luce che si scorge è quella accesa dal programma “Garanzia Giovani” che ha interessato oltre un migliaio di ragazzi under 30, impegnati in tirocini formativi presso diverse aziende, profit e non profit, del territorio. Ora però, in prossimità della scadenza dei primi tirocini avviati circa 6 mesi fa, aspettiamo di vedere quanti di questi si trasformeranno in veri posti di lavoro!
Il 2015 è stato l’anno dell’Expo di Milano, al quale il territorio ha partecipato attraverso due diverse coalizioni, quella del GAL Kalat e quella del “Distretto Agroalimentare del Calatino”, meritandosi certamente apprezzamenti e attenzioni.
Tuttavia, dell’iniziativa del GAL abbiamo perso le tracce, se non quelle che troviamo nella pubblicità dei giornali, dato che dalla spesa di ingenti risorse pubbliche disponibili non riusciamo a individuare alcun beneficio per le imprese e le comunità locali.
All’Associazione “Distretto Agroalimentare del Calatino” dobbiamo un ringraziamento, perché quest’ultima ha donato al territorio, su ispirazione del movimento cooperativo, un’importante azione di marketing interamente finanziata da risorse private.
E qui arriviamo al punto, nel 2016 il Calatino da dove può ripartire? Dall’orgoglio dei suoi cittadini, dalla generosità del suo sistema imprenditoriale, da tutte le forme auto-organizzate di cittadinanza attiva!
La speranza è nutrita dallo spirito di partecipazione civica di quei cittadini che di fronte alla latitanza dell’ente pubblico, ad esempio a Caltagirone si sono autotassati per accendere le luminarie della “Scala di S. Giacomo” o a Mineo hanno organizzato il “Natale nei Vicoli”, evitando che si cancellasse una tradizione ventennale. La speranza prende corpo, ad esempio, in quelle imprese che riunite nel Distretto Agroalimentare hanno deciso di investire non solo sul loro prodotto, ma sul sistema territorio, promuovendo nel mondo il marchio “Terre del Calatino”!
Oggi la missione affidata al sano protagonismo dei cittadini è intanto quella di ricostruire l’identità territoriale di quello che fu il Calatino Sud–Simeto, ripartendo dalla sua infrastrutturazione civile per puntare alla realizzazione di un nuovo progetto complessivo di sviluppo socio–economico.
Il 2016 sarà un anno migliore, anche nei nostri comuni, se l’uomo nella sua vita, e non solo nella politica, riuscirà a dare meno spazio all’odio e più alle idee, se deciderà di vivere con “meno fegato e più cuore”!
Paolo Ragusa
Presidente del Centro Studi C.E.S.T.A.